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Tipologie vaccini
Sono 4 i vaccini anti-Covid-19 in corso di somministrazione in Italia: i due vaccini a base di mRNA prodotti da Pfizer-BioNTech e Moderna e il vaccino a vettore virale prodotto da AstraZeneca insieme all’Università di Oxford e il vaccino
di Johnson&Johnson, che sfrutta la stressa tecnologia di AstraZeneca
Le (rare) reazioni allergiche
Iniziamo con una premessa.
Come per tutti i vaccini, anche quelli anti-Covid-19 vengono somministrati
dopo aver svolto un colloquio medico che permette di identificare eventuali criticità: è solo il medico preposto a potervi dire con certezza se è il caso o meno di procedere con la vaccinazione.
Ciò detto, una delle poche criticità note (per nulla esclusiva dei vaccini anti-covid-19) è quella di avere avuto una storia
di forti reazioni allergiche a farmaci o ad alimenti in genere, e in particolare di essere allergici a una delle componenti
del vaccino.
Ciò non esclude automaticamente dalla vaccinazione, ma richiede maggiori attenzioni.
La possibilità di una reazione allergica è anche il motivo per cui si rimane in osservazione per 15 minuti dopo
la somministrazione: se l’evento si verifica, parliamo di circa 1 caso su un milione, può essere affrontato senza particolari conseguenze a patto di trovarsi vicino a un presidio medico.
Persone che hanno già contratto il COVID-19
Si è molto discusso dell’opportunità o meno (o addirittura del presunto rischio) di vaccinare persone che sono già state contagiate da SARS-CoV-2 e hanno gia avuto il Covid-19. In realtà non ci sono particolari controindicazioni e la vaccinazione è anzi consigliata anche per le persone che hanno già contratto la malattia, soprattutto considerata la presenza di nuove varianti del coronavirus, su cui conosciamo ancora poco in termini di immunità.
Tuttavia, considerata la limitata scorta di dosi al momento a disposizione, l’idea è di posticipare la vaccinazione
per chiunque abbia accertato la propria infezione con SARS-CoV-2 entro i sei mesi precedenti (6 mesi è l’intervallo di tempo minimo per cui sappiamo che persistere in circolo gli anticorpi).
Una macro classificazione è quella che li vede divisi nelle due categorie:
a vettore virale come i vaccini Vaxzevria di AstraZeneca e Janssen di Johnson&Johnson;
a mRNA come i vaccini Pfizer e Moderna.
Come funzionano i vaccini Covid-19
Il vaccino, come ricorda l’ISS, è un farmaco che induce il sistema immunitario
a produrre anticorpi capaci di combattere i microrganismi responsabili di una malattia.
I vaccini, e così anche quelli per il Covid-19, non sono tutti uguali, ma utilizzano tecnologie e approcci differenti per produrre nell’organismo una risposta immunitaria che impedisca lo sviluppo della malattia. Vediamo in cosa differiscono.
Vaccini a vettore virale: cosa sono e come funzionano
“Come dice l’espressione stessa - approfondisce il Dott. Massarotti - questi farmaci utilizzano come ‘vettore’ un virus, modificato in laboratorio e totalmente inattivato, capace di portare alle cellule immunitarie l’informazione della proteina Spike, utilizzata dal Sars-Cov-2 per infettare le nostre cellule.
Entrando in contatto con la Spike, i linfociti T del nostro organismo
si attivano contro di essa: producendo anticorpi specifici;
trasmettendo ai linfociti B l’indicazione di sintetizzare quelli definitivi;
mantenendo l’informazione per il futuro”.
Vaxzevria di Astrazeneca e Johnson&Johnson
Sia il vaccino Vaxzevria (Astrazeneca) che Janssen (Johnson&Johnson) utilizzano come vettore virale adenovirus, ovverosia dei virus, molto comuni, responsabili del raffreddore e della faringite, che vengono inattivati, quindi sono incapaci
di replicarsi e di infettare l’organismo ricevente.
Vaxzevria (precedentemente denominato Vaccino Covid-19 AstraZeneca) utilizza un adenovirus tipico degli scimpanzé;
Janssen (di Johnson&Johnson) un adenovirus umano (Ad26).
Poco dopo aver svolto la sua funzione, il virus vettore presente nel vaccino viene, ad ogni modo, eliminato dall’organismo.
I vaccini a mRNA
“In questa tipologia di vaccini - continua il Dott. Massarotti -, vengono utilizzate delle molecole di RNA messaggero (mRNA) modificato che, come dice l’espressione stessa, consegnano alla cellula un ‘messaggio’ per sintetizzare, nel caso specifico,
la proteina Spike del Covid-19.
Entrato nella cellula, dunque, il vaccino fornisce a questa le istruzioni necessarie per la sintesi della Spike, attivando
i linfociti T del sistema immunitario, che a loro volta trasmettono ai linfociti i B l’’ordine’ di sintetizzare anticorpi.
Poco dopo aver consegnato il messaggio, l’mRNA si degrada naturalmente”.
Comirnaty/Pfizer e Moderna
I vaccini Comirnaty/Pfizer e Moderna utilizzano entrambi RNA (messaggero)
per la produzione della proteina Spike del Sars-Cov-2.
Sia il Comitato Tecnico Scientifico (CTS), che l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco)
li hanno valutati come equivalenti.
Quanto sono efficaci
L’efficacia di vaccini a vettore virale come Vaxzevria (Astrazeneca) e vaccini con RNA messaggero come Pfizer sono equivalenti?
“Entriamo, qui, in un punto molto importante sul quale è opportuno fare chiarezza”, specifica il Dott. Massarotti.
L’efficacia dei vaccini a vettore virale
“Per quanto riguarda Vaxzevria di Astrazeneca, complessivamente l’efficacia dimostrata nella prevenzione della malattia sintomatica è del *59,5%.
Nei soggetti cui dopo 12 settimane è stata somministrata la seconda dose, a 14 giorni da questa, la cifra sale a 82,4 %.
Per lo Janssen di Johnson&Johnson, nelle forme più gravi il vaccino arriva fino
ad una copertura del *77%(2) dopo 14 giorni dalla somministrazione e dell’85%, dopo 28 giorni da questa.
L’efficacia dei vaccini a mRNA
Il vaccino Comirnaty/Pfizer, invece, è stato dimostrato prevenire al *95%(3) il numero dei casi della malattia sintomatica da Covid-19.
Il Moderna, infine, ha un’efficacia di prevenzione della malattia sintomatica da nuovo Sars-Cov-2 del *94,1%(4).
“Quello che è importante ricordare in relazione all’efficacia dei due vaccini a vettore virale - specifica il Dott. Massarotti -
è che, pur offrendo una copertura parziale, qualora il soggetto vaccinato contraesse il Covid-19, la malattia sarebbe
meno invasiva e rischiosa”.
I vaccini Vaxzevria (Astrazeneca) e Janssen, infatti, a seguito di un periodo in cui il sistema immunitario non ha ancora prodotto anticorpi (periodo finestra), che ha una durata di alcune settimane dalla prima o, nel caso di Janssen, unica dose, si sono dimostrati ridurre significativamente il rischio di ospedalizzazione, quindi anche di *terapia intensiva”.
Come si somministrano
La modalità di somministrazione più comune per i vaccini è quella di iniezione intramuscolare e così avviene anche
per la vaccinazione contro il Covid-19.
Somministrazione vaccini a vettore virale
Vaxzevria di Astrazeneca prevede 2 dosi a distanza di 4-12 settimane l’una dall’altra.
Janssen viene effettuato con una dose sola.
Vaccini a mRNA
Comirnaty/Pfizer richiede 2 dosi a distanza di 21 giorni l’una dall’altra.
Moderna è somministrato in 2 dosi a distanza di 28 giorni l’una dall’altra.
A che età si possono usare
Anche l’età di somministrazione dipende dalla tipologia del vaccino:
Pfizer per persone in età pari o superiore ai 16 anni;
Moderna per adulti in età pari o superiore a 18 anni;
Astrazeneca e Janssen si utilizzano per i soggetti a partire dai 18 anni.
Offrono protezione da subito?
La protezione del vaccino, come scritto sopra, non è immediata, ma c’è il “periodo finestra” necessario all’organismo
per sviluppare gli anticorpi:
Copertura vaccini a vettore virale
Con Vaxzevria di Astrazeneca la protezione inizia da circa 3 settimane dopo la somministrazione della prima dose. Tuttavia, fino a 15 giorni dopo la seconda dose, la protezione potrebbe essere incompleta.
Con il vaccino di Johnson&Johnson l’insorgere della protezione è stato osservato dal 14° giorno a salire nei successivi.
Copertura vaccini a mRNA
Con Comirnaty/Pfizer l’efficacia contro il virus è stata dimostrata dopo una settimana dalla seconda dose.
Con Moderna l’efficacia è stata completata dopo due settimane dalla seconda dose.
Proteggono solo il vaccinato
Il vaccino, sia a vettore virale che a mRNA, protegge la persona che lo riceve ma, con il procedere della campagna vaccinale, il virus inizierà a circolare meno e si potranno, così, tutelare anche quelle persone che per vari motivi non si possono sottoporre a questa terapia.
Studi in corso stanno verificando la possibilità del vaccinato asintomatico di infettare gli altri, pertanto è fondamentale continuare le consuete procedure di sicurezza:
mantenimento delle distanze di sicurezza.
Quanto dura la protezione
La durata della protezione offerta sia dai vaccini a vettore virale che quelli a mRNA non è ancora definita, in quanto
è trascorso solo un anno dall’inizio della pandemia.
Studi al riguardo indicano una potenziale copertura di 9-12 mesi, ma si sta studiando la possibilità della vaccinazione
di durare più a lungo se saranno necessari richiami.
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